Lunedì 4 Luglio 2022
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“Le terre del Salento hanno la caratteristica di essere pianeggianti e fertili, per questo sono state da sempre utilizzate per la coltivazione di frumento e per la piantagione di ulivi. La tradizione contadina qui è molto radicata e la coltura del grano è patrimonio storico di questo splendido territorio, grazie al clima mediterraneo locale che ha favorito questo tipo di attività. In passato, ogni paese possedeva un proprio mulino dove macinare il grano che veniva poi distribuito alle imprese locali e trasformato in pane. La mia stessa famiglia era proprietaria di un panificio e inizialmente l’approvvigionamento avveniva in questo modo, ma con l’avvento della globalizzazione le piccole attività non sono più state in grado di sostenere i prezzi e la competizione di un’economia di larga scala dove il grano viene importato a minor prezzo, ad esempio dai paesi dell’est Europa, allungando la filiera. Sicuramente non si riuscirà a tornare alla vecchia tradizione e produzione, anche per l’attuale assenza di mulini e mano d’opera specializzata, ma sarebbe interessante recuperare parte di questi valori. La globalizzazione com’è ora ci impedisce di rivalutare il territorio, così come è successo per l’olio. Se ci si pensa, ormai il Salento è conosciuto ovunque per il suo mare, ma questo territorio ha una cultura contadina molto più radicata rispetto a quella del mare e della pesca, anche se comunque presenti. Ora più di prima, con l’import del grano così difficoltoso e il generale recupero dell’attenzione verso l’ambiente e l’idea degli acquisti a km0, si dovrebbe riportare alla luce l’idea della produzione locale, magari non per una totale autonomia produttiva, ma almeno per una certa indipendenza dalle grandi multinazionali. Sarebbe bello tornare a investire sul potenziale che il territorio e il terreno hanno da offrire”.